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Eventuale diagnosi e trattamento riabilitativo: sfatiamo i pregiudizi!!!

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Anche se forse sembrerà difficile da credere, la parte più gratificante del mio lavoro non è rappresentata dai passaparola tra genitori ed insegnanti soddisfatti dei percorsi realizzati o dalla stima mostrata dalle persone anche se, senza alcun dubbio, sono cose che danno molta soddisfazione e forniscono conferme positive per l’autostima di cui tutti abbiamo bisogno.

 

L’aspetto più motivante della mia professione è vedere che i miei pazienti ricominciano a credere in sé stessi, e tornano ad investire sulle loro potenzialità, avendo trovato strategie funzionali ad ottenere successo e gratificazione.

Gli esempi pratici sono svariati. A partire da bambini piccolissimi che, a causa di ritardi nello sviluppo del linguaggio, prima di venire in consulenza esibivano comportamenti aggressivi o manifestavano atteggiamenti di ritiro in se stessi, perché non riuscivano a farsi capire e che, successivamente, hanno ritrovato la serenità perché hanno cominciato a sperimentarsi competenti e capaci di stare in relazione con gli altri.

Altro esempio, frequentissimo, il caso di scolari con disturbi d’apprendimento che, prima della diagnosi, manifestavano ansia da prestazione, scarsa autostima e, in molti casi, lamentavano malesseri fisici, le cosiddette “somatizzazioni”, per evitare compiti, rispetto a cui non si percepivano sufficientemente competenti se non completamente incapaci. La maggioranza di questi ragazzi, grazie ai trattamenti riabilitativi, riesce a potenziare le fragilità e ritrova la motivazione allo studio ma, soprattutto, grazie alla diagnosi tornano a credere in se stessi, perché comprendono di non essere riusciti fino a quel momento sono perché utilizzavano i metodi sbagliati e di non essere loro “incapaci”.

Un’altra esemplificazione, e poi mi fermo perché, lavorando da sempre sull’età evolutiva, potrei continuare a scrivere a lungo nel tentativo di far parlare/sfogare tramite questo articolo ogni mio singolo paziente, un’altra esemplificazione è, dicevo, rappresentata dai bambini o ragazzi con disturbo della coordinazione motoria. Molti di questi pazienti, prima della diagnosi, sono stati costretti a provare molti sport diversi, secondo l’errata convinzione che in questo modo sarebbero diventati maggiormente coordinati, per non parlare dei disgrafici obbligati a scrivere pagine su pagine in corsivo al fine di diventare più ordinati.

Il discorso vale per la maggior parte dei disturbi che possono essere diagnosticati in età evolutiva.

Un eventuale diagnosi ed il conseguente intervento sono importantissimi, proprio perché un disturbo non costituisce un handicap, ma lo potrebbe diventare interferendo sui comportamenti dei vostri figli. ma soprattutto sul loro benessere e sulla loro serenità. In realtà devo dire che il discorso riguarda anche voi genitori perché, anche se non quanto i vostri figli, che sono i diretti interessati, anche voi, essendo coinvolti dallo strettissimo legame affettivo che vi unisce a loro, siete parte in causa del problema e di conseguenza ne sperimentate i vissuti emotivi.

 

Individuare un eventuale problema, sia esso un disturbo del linguaggio, dell’apprendimento, della coordinazione o ancora un deficit attentivo o una situazione di ritardo mentale, permette di definire programmi di trattamento per potenziare le difficoltà e di individuare strategie e strumenti compensativi da utilizzare nella quotidianità, al fine di garantire il benessere dei vostri figli e la serenità famigliare. Ricordate che i vostri figli sono bambini intelligenti e pertanto sono consapevoli delle loro difficoltà, non li proteggerete evitando eventuali diagnosi perché, in questo modo, continueranno a sperimentare frustrazioni e senso di impotenza. La conoscenza permette la comprensione, favorisce l’accettazione e fornisce gli strumenti per far fronte alle difficoltà potenziandole, compensandole e bypassandole.

 

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