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Plusdotazione: risorsa o problema?

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In questo articolo approfondiremo una particolare categoria di soggetti, i cosiddetti ragazzi “Plusdotati”, rispetto ai quali il nostro paese non è ancora sufficientemente formato mentre, in altre parti del mondo, in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito ma anche in altri paesi europei, le politiche scolastiche prevedono una didattica riadattata in base alle loro peculiari esigenze.

Innanzitutto è doveroso fare chiarezza rispetto alla terminologia.

                                                                                                                     

                                                                                                                   

 

Il plusdotato è un soggetto con un quoziente intellettivo significativamente al di sopra della media.

Il termine e la definizione tuttavia possono essere fuorvianti. Non si deve pensare al bambino o al ragazzo plusdotato come ad un genio o ad un esperto di astrofisica. La plusdotazione è una caratteristica innata, indipendente dall’ambiente, dal contesto socio-culturale di appartenenza e dalla stimolazione ricevuta. Il soggetto plusdotato è molto intuitivo, non necessita di istruzione o chiarimenti, trova da solo le soluzioni alle situazioni di problem solving che si presentano nella quotidianità. La caratteristica distintiva è proprio la precocità nelle acquisizioni. Alla luce di queste informazioni viene spontaneo chiedersi perché mai persone con queste caratteristiche dovrebb

ero avere bisogno di attenzioni particolari dal momento che possiedono questa dotazione di base.

 

                                                  

 

 

Il problema sta nel fatto che quasi sempre, anche laddove venga riconosciuto l’alto potenziale, non siano prese in considerazione le difficoltà generate dallo sviluppo asincrono tra il funzionamento cognitivo, che risulta significativamente sopra la norma, e il livello di maturità emotivo-relazionale, che può risultare proporzionale o inferiore all’età cronologica. L’errore comune è proprio quello di non tenere in considerazione questa asincronicità ritenendo che un bambino plusdotato, essendo già intelligente di suo, riuscirà comunque a cavarsela senza bisogno di attenzioni particolari aspettandosi o pretendendo che si comporti o reagisca in maniera proporzionale alla sua intelligenza. Proprio a causa dello sviluppo asincrono tra il piano cognitivo e il livello di maturità emotivo-relazionale, i bambini e i ragazzi che presentano un quadro di plusdotazione condividono tutta una serie di caratteristiche.

 

 

                                                                                                          

 

 

livello cognitivo si riscontrano elevate abilità di ragionamento astratto e di problem solving, ottima memoria, precoce e ampio sviluppo del vocabolario, alti livelli di curiosità e di motivazione ad apprendere. Sul piano emotivo-comportamentale si ritrovano spesso alti livelli di perfezionismo e reazioni emotive forti alla frustrazione poiché, i soggetti ad alto potenziale da sempre sono abituati a risolvere i conflitti cognitivi intuitivamente e, anche un minimo fallimento, ha un forte impatto sulla percezione che hanno di sè stessi per la difficoltà a distinguere emozionalmente il valore di sé indipendentemente dalla prestazione.

Spesso i bambini plusdotati giungono in consultazione per presunti deficit attentivi o problemi comportamentali poiché tendono a disinvestire e a perdere la concentrazione rispetto ad attività ripetitive a basso carico cognitivo, che per loro risultano monotone e demotivanti.

 

 

                                                                                                              

 

In ambito didattico è pertanto fondamentale riconoscere il potenziale e, al fine di valorizzare le risorse e arginare i comportamenti problema, applicare la normativa BES e individuare obiettivi e strategie compensative e dispensative necessari, per attuare un adeguato programma di inclusione, come da indicazione ministeriale in caso di bambini Plusdotati. Il problema tuttavia non è circoscritto all’ambito scolastico ma si ripercuote sulla vita di questi soggetti. La demotivazione e lo scarso ingaggio rispetto ad attività ripetitive e poco stimolanti si ritrova nella quotidianità per cui, nonostante le continue sollecitazioni dei genitori, lo svolgimento delle routines quotidiane risulterà sempre approssimativo perché l’ideazione “viaggia molto più veloce” della programmazione e la mente è impegnata contemporaneamente in altri pensieri. Parimenti la scarsa tolleranza alla frustrazione è una caratteristica costante che genererà reazioni differenti a seconda del contesto e delle attività a cui verrà esposto il soggetto. Anche i bambini e i ragazzi plusdotati presentano dei punti di debolezza di cui talvolta non sono consapevoli o che faticano ad accettare e quando si trovano a mettersi in gioco rispetto ai loro ambiti di fragilità, a seconda del contesto, si possono generare alti livelli di frustrazione che a loro volta possono scatenare reazioni emotive molto forti.                 

 

                                                                                                                    

 

Ovviamente anche nel caso della plusdotazione, come per tutte le categorie diagnostiche, vale il principio che ogni individuo ha delle caratteristiche peculiari per cui troveremo soggetti più o meno equilibrati con caratteristiche più o meno marcate a seconda del profilo di funzionamento. Per questi motivi è fondamentale effettuare una valutazione neuropsicologica dettagliata che permetta di individuare punti di forza e di debolezza. L’assunto di base generale è che la plusdotazione, come detto in precedenza, è una caratteristica innata del soggetto indipendente dal contesto socio - culturale di appartenenza e dalla stimolazione ricevuta e che è sempre presente uno sviluppo asincrono tra il piano cognitivo, che risulta sempre significativamente superiore alla norma, e il livello di maturità emotivo-relazionale che può risultare proporzionale o inferiore all’età cronologica. Il contesto relazionale, le tempistiche e la tipologia delle attività a cui viene esposto il soggetto giocano un ruolo fondamentale rispetto al fatto che la plusdotazione possa essere vissuta come una risorsa o possa rappresentare un problema.

 

 

 

 

 

 

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